Lebid, il cacciatore d’oro

24 Novembre 2022

EuroCross-story: l’asso pigliatutto è Serhiy Lebid, nove volte campione sui prati d’Europa. Da Ferrara ’98 ad Albufeira 2010, l’epopea dell’atleta ucraino
di Marco Buccellato

Diciannove partecipazioni consecutive, dall'edizione inaugurale del 1994 a quella di Budapest 2012. Dodici volte sul podio, con un record difficilmente eguagliabile di nove titoli europei, una medaglia d'argento e due di bronzo. Serhiy Lebid, ucraino a lungo tesserato in Italia per la Cover Verbania, è stato un atleta con caratteristiche peculiari. Forte in pista, ma non fortissimo. Sui prati asciutti, e ancor più su quelli bagnati e fangosi, ha trovato le motivazioni degne di un purosangue. La sua avventura nei Campionati Europei di cross parte dalla prima edizione, Alnwick '94, presentata ai media durante l'Europeo in pista di Helsinki, titolata suggestivamente Northumberland Challenge, dal nome del verde e vasto parco della prima (e poi della seconda, nel 1995) location.

L'esordio è di assaggio, appena 19enne, a due minuti e mezzo dal primo oro della rassegna, andato al lusitano Paulo Guerra. L'anno dopo, stesso fango stesso padrone (Guerra), Lebid chiude undicesimo ma con un margine decisamente più accettabile (26"), due posizioni dietro l'azzurro Giuliano Battocletti. L'affaccio al vertice arriva due anni dopo (1997), nella portoghese Oeiras, terzo a quattro secondi dall'argento e cinque dall'oro del danese Carsten Jørgensen, dopo l'interlocutoria terza partecipazione del '96, 58esimo nell'erba ostile di Charleroi. Italia nel destino: seconda patria, primo oro, a Ferrara nel 1998, nella prima edizione con un cast di atleti di indubbia valenza internazionale. Il primo titolo è da sgranare gli occhi: indietro per gran parte della disputa, Lebid riprende e stacca i favoriti nella lunga volata finale, il belga di origini marocchine Mourhit e il campione uscente Jørgensen, alla fine superato per il podio anche dal francese El Himer. 

Nel 1999 (Velenje) è settimo, l'anno del nuovo millennio lo vede tornare sul podio con l'argento di Malmö a 10" da Guerra, autore in quell'edizione del poker di successi, un bagaglio che allora sembrava l'imprinting del dominatore. Invece no, nel 2001 Lebid apre la formidabile striscia di cinque titoli europei consecutivi. A Thun piazza la volata che uccide ai danni dell'olandese Maase, nel 2002 a Medulin vince con 5" di vantaggio sul francese Essaïd e sullo spagnolo Roncero. Il 2003 è la volta di Edimburgo, con la superiorità schiacciante di 21" secondi di margine su un altro spagnolo a suo agio sui prati, Juan Carlos de la Ossa, che anche l'inverno successivo, a Heringsdorf, vede trionfare Lebid, lontano ben 23". Il pokerissimo che chiude il lustro che più oro non si può è a Tilburg, e anche stavolta paga per primo dazio uno spagnolo, Alberto Garcia, a 12" di distacco al traguardo. Un cinque-su-cinque non-stop che nella storia delle medaglie del Cross Country, ma ai Campionati mondiali, era riuscito solo a Paul Tergat.

Il fango di una giornata freddissima, a San Giorgio su Legnano, lo punisce con l'11esimo posto, là dove il Campaccio è il salotto buono delle campestri. Appone la firma più pregiata Mohamed Farah. La collezione privata di Lebid si arricchisce con altri due ori consecutivi: nell'iberica Toro dell'edizione 2007, arena degna di una corrida, con 11" di margine sullo svedese di origini maghrebine Mohamed, nel 2008 di Bruxelles, proprio davanti a Farah e ancora a Mohamed. Dublino, nel 2009, gli nega l'oro ma lo trova ancora sul podio, terzo dietro lo spagnolo di origini etiopi Alemayehu Bezabeh e nuovamente battuto da Farah, argento. L'ultima corona arriva nel 2010, a Albufeira, con il minor margine dei suoi nove successi, 3" su Ayad Lamdassem, altro spagnolo naturalizzato. La storia si chiude nel biennio successivo: Velenje non gli è nuovamente amica nel 2011 (ritiro), nel 2012 a Budapest chiude 14esimo. 

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Nove vittorie: il record di Lebid (foto archivio Colombo/FIDAL)


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